Glacier 51: il Wagyu tra i pesci

L’austromerluzzo del­la Patagonia è di moda in que­sto momen­to. Non pro­prio regio­na­le, ma ecce­zio­na­le per sapo­re e consistenza.

Testo: Kathia Baltisberger | Foto: Ellin Anderegg/Simon Ager/HO

Ghiacciai dell’Antartide. Nasello nero, aus­tromerluz­zo del­la Patagonia o Glacier 51: que­sto pes­ce inso­li­to ha mol­ti nomi. Ed è attu­al­men­te mol­to di moda. Questo pes­ce nuo­ta fino a 2500 metri di pro­fon­di­tà al lar­go del­le iso­le Heard e McDonalds nell’Antartico. Sull’isola è pre­sen­te un vul­ca­no attivo con 14 ghi­ac­ciai. Uno di que­sti è il ghi­ac­ciaio Fiftyone, da cui il nasel­lo nero deri­va uno dei suoi num­ero­si nomi. L’acqua è ghi­ac­cia­ta, con­di­zio­ni per­fet­te per gli ani­ma­li. L’isola e le zone di pes­ca appar­ten­go­no all’Australia, anche se la ter­raf­er­ma dista olt­re 4000 chilometri.

Il ghi­ac­ciaio del­le Isole Heard appar­tiene all’Australia, ma si tro­va in Antartide.

Pesca sosteni­bi­le con la len­za. I pes­ca­to­ri di Austral Fisheries si reca­no da Perth all’Antartide tre vol­te l’an­no, viag­gi­an­do per diver­si mesi alla vol­ta. Le con­di­zio­ni sono dif­fi­ci­li, il mare è agi­ta­to. I pesci ven­go­no pes­ca­ti con le len­ze e non con le reti a stra­sci­co, in modo da evi­t­are le cat­tu­re access­orie. I nasel­li ven­go­no estrat­ti dal­l’ac­qua e imme­dia­ta­men­te lavo­r­a­ti e sur­ge­la­ti. „Il con­gel­a­men­to del pes­ce in una fase così pre­co­ce non ha pra­ti­ca­men­te alcun effet­to sul­la qua­li­tà“, spie­ga Luca Bianchi, che ven­de il Glacier 51 Toothfish qui in Svizzera.

Il nasel­lo arri­va agli chef del ristor­an­te surgelato.

Sapore bur­ro­so. Per l’e­s­per­to di pes­ce, una cosa è chia­ra: se un pes­ce arri­va da lon­ta­no, deve esse­re qual­co­sa di spe­cia­le. „L’austromerluzzo del­la Patagonia ha un’in­ten­sa strut­tu­ra gras­sa che gli con­fe­ris­ce un sapo­re bur­ro­so. Questo pes­ce è anche cono­sci­uto come il Wagyu del pes­ce“, dice Bianchi. La con­si­sten­za del pes­ce è piut­to­sto soli­da e la car­ne è bian­ca come la neve. „Quello che gli chef apprez­za­no è che un filet­to pesa cir­ca due chi­lo­gram­mi e si posso­no taglia­re fet­te dav­vero spes­se e belle“.

Un’attività per­i­co­losa: i pes­ca­to­ri tras­cor­ro­no mesi in mare aperto.

Un suc­ces­so improv­vi­so. In Ticino, attu­al­men­te il nasel­lo è pre­sen­te in qua­si tut­ti i menu. Nella Svizzera tede­s­ca, Bianchi ven­de il pes­ce al Chedi, a Heiko Nieder al Dolder o a Fabrizio Zanetti a St. Luca Bianchi ha anche invia­to il pes­ce a Stefano Corrado da „Anna“ a Zurigo. „Lo cono­sco da pri­ma, Antonio Colaianni lo ave­va già pre­pa­ra­to quan­do era anco­ra al Mesa“, rac­con­ta il 33enne. Stefano crea un piat­to con il pes­ce e spie­ga cosa biso­gna tene­re in con­sidera­zio­ne quan­do lo si pre­pa­ra. „Ho mes­so il pes­ce in sala­moia e poi l’ho cot­to sous vide per 20 minu­ti a 48 gradi“.

Stefano Corrado fiam­meg­gia il pes­ce solo leggermente.
Prima lo spen­nella con un bro­do di pesce.

Consiglio del­lo chef: cuo­ce­re deli­ca­ta­men­te. Stefano Corrado spen­nella il filet­to con un bro­do di pes­ce e lo infiam­ma. „Questo fa cara­mel­la­re il bro­do e gli con­fe­ris­ce un bel sapo­re di arro­sto“. In sostan­za: fate atten­zio­ne alla tem­pe­ra­tura, il pes­ce gra­dis­ce una cot­tu­ra deli­ca­ta. „Si può anche con­fit­ta­re nel­l’o­lio“. E man­gi­ar­lo cru­do è semp­re un’op­zio­ne con un pes­ce di que­sta qua­li­tà. Stefano ser­ve il nasel­lo con un ragù di ver­du­re medi­ter­ra­nee, car­cio­fi e una cre­ma di spinaci.